Mente e Braccio

Appena tornati a scuola, appena tornati dalle nostre amate vacanze, ed ecco che una domanda assale tutti gli studenti delle scuole italiane: ma io, cosa ci faccio qui? Perché lo Stato italiano mi costringe (almeno fino ai 16 anni) a subirmi interminabili ore di Italiano, Matematica, Latino, Fisica, Storia, Filosofia etc. etc. etc? A cosa mi servirà mai, nella vita, sapere che Marco Tullio Cicerone è stato console nel 63 a.C., che egli medesimo ha scritto il De Senectute, che per un punto esterno ad una retta ne passa una ed una sola parallela a quella data (secondo Euclide), che la terra è un geoide o che la pressione esercitata su un punto di un fluido incomprimibile si distribuisce uniformemente su tutti gli altri punti di tale fluido. La sensazione, insomma, sembra essere quella, magari non al Liceo Einstein, ma la cosa è certamente diffusa, che in un’epoca di espansione digitale la scuola, e i suoi metodi di insegnamento tradizionali, non abbiano più ragion d’essere.

Questa riflessione porterebbe a discussioni su cosa voglia dire “insegnare” e “imparare”, a riflessioni sulla “morte della profondità”, vera o presunta, avvenuta nel 2026 o ai giorni nostri, declamata da Alessandro Baricco su “Wired” (http://mag.wired.it/rivista/storie/i-nuovi-barbari.html), se Internet possa veramente aiutarci ad ampliare le nostre coscienze, o stia piuttosto esplodendo sotto il peso troppo grande delle migliaia di link che troviamo in ogni pagina. Il mondo insomma sta cambiando, e il mio (il nostro) tema di quest’anno (escluso l’ultimo articolo che scriverò, che vuole essere una sorpresa) vuole essere proprio questo: raccontare un mondo che cambia e una rivoluzione all’interno della quale, bene o male, siamo tutti immersi.

Mentre questa rivoluzione ci avvolge, ecco che vecchi temi tornano alla (mia) memoria, come la dialettica pensiero-azione che ha fatto riflettere l’uomo fin da quando è nata in lui una capacità di pensiero astratto.

Se infatti la grande forza di questa “terza rivoluzione industriale” (come piace chiamarla ai libri di Storia) è proprio la conoscenza e l’informazione, ovvero la capacità di riflettere in modo non direttamente correlato ai benefici immediati; se la nostra società, insomma, sta diventando sempre più una “società di informazione”, non sembra però che stia diventando sempre più una società di “cultura” e “consapevolezza”. Questa ondata di informazione rischia, insomma, di travolgerci, con 8 anni di video caricati su Youtube ogni anno (http://www.youtube.com/t/press_statistics), con più di 30 miliardi di “pieces of content” condivisi ogni anno su Facebook (http://www.facebook.com/press/info.php?statistics), con più di 140 milioni di tweet scritti ogni giorno (http://blog.twitter.com/2011/03/numbers.html) e con un tempo medio di lettura per ogni pagina che si va costantemente riducendo. Così veniamo invasi ogni giorno da tonnellate di informazione, petabyte (1015 byte, http://physics.nist.gov/cuu/Units/binary.html) che la maggior parte di noi non leggerà, informazioni che si annidano in reti e sottoreti, in un mondo sempre più connesso ma sempre meno significativo.

Tralasciando tutti i problemi che ciò comporterà ai futuri “filologi digitali”, che dovranno decidere cosa salvare di tutto questo marasma, è indubbio che tutta questa massa di testo, immagini, audio e video ci possa confondere, facendoci perdere di vista ciò che è veramente significativo. Su Internet, infatti, c’è gente che ci studia (http://ocw.mit.edu/index.htmhttp://www.khanacademy.org), gente che fa (http://boinc.berkeley.edu/) e pubblica ricerca (http://arxiv.org) in modo che tutti possano accedere alla cultura. Al contempo, però, c’è gente che diffonde pedopornografia (eccovi le e-mail e le password di alcuni di loro, scoperti da Lulz Security – http://www.linkiesta.it/gli-hacker-all-attacco-dei-pedofili-su-internet) e chi, un po’ meno criminalmente, si trastulla con attività inutili o si perde nella miriade di tweet riguardanti il senza dubbio interessante argomento WE STAY WITH NICK J (che presumibilmente sta per il cantante Nick Jonas, ma ciò non lo giustifica, per quanto sia indiscutibilmente il più bravo sulla piazza, ad essere nella top ten, insieme a #missitalia nella serata del 18 Settembre, quando ci dovrebbe essere qualcosa tipo #SomaliaCrysis e #BuffetRule fra gli argomenti di discussione più in voga nel pianeta, oltre a #TarantiniGate in Italia).

Ognuno tragga le conclusioni che crede, ma a me sembra che noi, sempre più invasi non solo dalle gesta di “supereroi” (super-cantanti, super-attori, super-modelli) che cavalcando la cresta dell’onda ci imponevano le mode del momento, ma anche dalla vita poco entusiasmante di uomini comuni, “come noi”, in cui ci identifichiamo e di cui vogliamo sapere tutto attraverso i blog e i social network, ecco, noi ci stiamo dimenticando che il nostro tempo non andrebbe sprecato a leggere tutto ciò, ma per farci una cultura, per leggere qualcos’altro, come ad esempio dei libri (o dei file, fate voi) scritti piuttosto che solo “parlati con il computer”, qualcosa che lasci il segno e su cui poter discutere. Allora sì, allora avrà un senso Twitter e i suoi 140 caratteri, per permettere a tutti di esprimere i loro aforismi.

Internet, dunque, che dovrebbe offrire a tutti noi finalmente la possibilità di diventare “creativi a costo zero”, abbattendo radicalmente il prezzo di fruizione e creazione di un’opera (anche di qualità) ci sta invece portando verso un baratro inesorabile, fatto di volti di quattordicenni perennemente in crisi di astinenza da Facebook, che aggiornano spasmodicamente per vedere “se qualcuno mi ha scritto”.

Riprendiamoci Internet, dunque, perché Internet è nostra! Facciamo nostri questi collegamenti, sfruttandoli appieno, leggendo ogni pagina prima di chiuderla e passare ad un’altra. Riscopriamo il gusto dei siti semplici, senza tanti fronzoli ma con tanti contenuti, e utilizziamo i “social network” non per condividere qualche battuta che qualcuno più spiritoso di noi ha scritto, ma per cercare di crearla, quella battuta, e per condividere cultura.

Smettiamo, insomma, di rimanere “fagociti” di Internet, ma diventiamo piuttosto i “linfonodi” e i “neurotrasmettitori” della grande rete, difendendola e portando i suoi messaggi anche a chi ancora non li ha ricevuti. Cerchiamo, insomma, di non banalizzare questo strumento, innanzitutto elevandoci al rango di creatori, e poi elevandoci al rango di creatori di classe, evitando le banalità e le brutture antiestetiche, ma privilegiando tutto ciò che è amatoriale e sempre perfettibile, che trova nella comunità la sua vera forza. E poi, ogni tanto, stacchiamo la spina dalla rete e leggiamo, magari sul nostro monitor, un bell’articolo o un bel libro, ancora da “spettatori passivi”. Perché per creare è assolutamente necessario fruire, e per creare bene è necessario fruire il meglio.

Trasformiamo, infine, il web in qualcosa di utile per tutti, per le persone disagiate, i dissidenti, gli emarginati, perché anche loro abbiano una voce, e anzi abbiano voce ancora più forte, come la farfalla che, battendo le ali in Brasile, causa un uragano a Thaiti (http://en.wikipedia.org/wiki/Butterfly_effect). Eleviamo Internet a rango di strumento per la nostra cultura, sfruttiamo il nostro cervello, infinite volte più potente di ogni computer (http://library.thinkquest.org/C001501/the_saga/compare.htm) per non relegare Internet a discarica della società.

Il futuro di Internet è nelle nostre mani di nativi digitali. E noi dobbiamo sfruttarlo al meglio.

I massimi sistemi

Clava contro clava, gladio contro gladio, spada contro spada, archibugio contro archibugio, cannone contro cannone, sembra davvero che l’uomo, da sempre, abbia un gusto profondo, recondito, intimamente connesso alla sua natura di uomo per tutto ciò che è competizione. Leggi il resto dell’articolo

Giuro l’anno prossimo niente debiti!

Il mio cuore sta per esplodere. Non scherzo, sta veramente per esplodere! Ok Denise, mantieni la calma, in fondo e’ solo un esame. Si e’ vero, ma se poi sbaglio? E se mi viene l’ansia e mi si bloccano le parole? Oddio, non voglio essere bocciata per un vuoto di memoria.

Ok, ho bisogno di un piano. Potrei…scappare! Sì, potrei prendere il primo volo per l’Indonesia e istruire un popolo di selvaggi, diventare la loro regina e fondare una nuova religione, il Deniesimo,ma così mi boccerebbero perche’ non mi sono presentata. Potrei…contattare qualche agenzia a livello mondiale di sosia, istruire la mia “me” a parlare italiano e insegnarle il latino, farla presentare al posto mio e..e..ok, ci vorrebbe troppo, pero’ era un’idea geniale. Potrei…potrei…oddio! Ma e’ gia’ l’una. L’una, ora dell’esame. L’una, ora del mio esame. L’una, ora della morte di una povera ragazza che un giorno avrebbe ricevuto il premio nobel e avrebbe comprato tante belle cose per i suo professori. L’una, ore del..<<Muzzini! Signorina Muzzini!>> Il prof. mi riporta alla realta’. Ed eccolo lì, seduto alla cattedra con la cartelletta gialla in mano. Mi sento mancare.

Dio, so di non essere stata una brava fedele e di essere stata una cattiva ragazza, be’ veramente no, sono una brava ragazza, quindi ti prego Dio, aiutami e ti prometto che… <<Male, male. E dimmi, cos’ e’ un’ infinitiva?>> Ancora una volta la voce del prof. mi ricorda dove sono.

Napolitano, so di non essere stata una brava cittadina e di non essermi mai interessata alla politica, ma piu’ ti fisso piu’ sono convinta che tu possa aiutarmi quindi…<<Iniziate a controllare le vostre verifiche, ecco Muzzini prendi..>> E ma allora lo facciamo apposta!? Voglio dire, basta interrompermi! Sto cercando di pregare, e che diamine!

Ed ecco arrivata la tanto temuta ora x. Ormai e’ tardi, non posso piu’ scappare o contattare qualche sosia. Mi alzo e vado alla cattedra con il cuore che mi batte ancora piu’ forte. L’ orologio al polso del prof. all’improvviso smette di muoversi. Le lancette stanno ferme. Tutti si bloccano. Panico. Poi riprendono piu’ veloci che mai, il professore riprende fiato e le domande mi colpiscono come tante freccette che si infilzano nella carne. E io rimango lì. Immobile. Senza parole.

<<Dunque..l’ablativo assoluto?>> Questa la so! L’ablativo assoluto e’ un costrutto speciale costituito da un participio, perfetto o presente al caso ablativo e da un nome o pronome anch’esso al caso ablativo.<<Emh l’ablativo assoluto e’..si insomma e’ un costrutto che l’ablativo..>>Merda! Forza Denise lo sai, ce la puoi fare. <<..perche’ e’ all’ ablativo e c’e’ un aggettivo cioe’ ablativo intendo l’aggettivo e’ che’..>> Ok respira. La bara e’ meglio bianca o di legno? Morirò!<<Muzzini! L’ablativo assoluto. Cos’ e’ l’ablativo assoluto!?>>Ci sono! Ripeti dopo di me. L’ablativo assoluto e’ <<l’ablativo assoluto e’..>>un costrutto speciale che << ..un costrutto speciale che..>> presenta un participio <<..presenta un participio..>> perfetto o presente al caso ablativo e da un nome o pronome anch’esso al caso ablativo << perfetto o presente al caso ablativo e da un nome o pronome anch’esso al caso ablativo>> finalmente! Ci voleva tanto?

Dopo venti interminabili minuti mi alzo, faccio un cenno timido in segno di saluto e mi allontano velocemente con le guance in fiamme e gli occhi bagnati.

Giuro l’anno prossimo niente debiti!

Editoriale Numero 1

Ciao a tutti !!!

Come potete vedere anche dalla grafica, il giornalino si presenta in una veste del tutto rinnovata! Se poi siete stati così attenti da dare anche un’occhiata al riquardino in alto, vi sarete accorti che è cambiato anche direttore! Il nostro Andrea, infatti, ha lasciato il nostro Liceo con un 98/100, per approdare a ben altri lidi (corso di laurea in Fisica). Gli siamo tutti molto grati, così come ringraziamo anche Alessandro Tenace, Giulia Spinosa, Emilio Palumbo, Tommaso Laurenzi e Angelica Javier, anche loro passati alla prova del fuoco della maturità.

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Seconda intervista a Duilio

Sed quis custodiet ipsos custodes?

È mancata la serietà. Ci sono poche scuse riguardo ai risultati. Una serietà fra l’altro più e più volte invocata, anche a lettere cubitali sotto la tabella da compilare, classe per classe, per questo progetto. Non è mancata per tutti, certamente. Anzi, molto più ottimisticamente è stata solo una piccola parte degli  studenti ad aver votato senza scrupoli. Ma ritengo che sia stata una minoranza influente e spiegherò successivamente perché. Tralasciamo il fatto che le tabelle siano state pubblicate a quanto pare senza permesso: è il minimo dei mali, nonostante sia un ulteriore deterrente per la sopraccitata serietà. La pressione per la pubblicazione, inoltre, pare avesse raggiunto livelli elevatissimi anche da parte dei docenti stessi.

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Nuovo blog di Scripta Restant

Questo è il nuovo blog di Scripta Restant, giornalino ufficiale del L.S. Einstein di Milano. Aggiornamenti a breve.